Avevamo tanto sentito parlare dello Sziget Festival che quest anno siamo andati a spiarlo affrontando le 9 ore di macchina che ci separavano da Budapest. Incredibile ma vero, questo è il terzo Festival più grande al mondo e il primo in Europa per numero di ingressi e in effetti, la mandria di arditi campeggiatori in pellegrinaggio verso la verdissima isola di Obuda è davvero infinita. Sziget significa appunto isola in ungherese, e questo tributo alla bella location che dista solo 30 minuti dalla città, e più che meritato vista la magia che in 7 giorni si riesce a creare da queste parti. Una vera e propria città dei balocchi, un posto idilliaco che come nasce e si alimenta, nel giro di poco implode su se stesso, lasciando spazio a sacchetti vuoti, scheletri di bicchieri e tanti bei ricordi. Immaginatevi una line-up alimentata da 400.000 artisti, 10 palchi e una selezione musicale che spazia dal rock al pop, passando per l’elettronica, intrufolandosi nel folk e esplorando le note jazz, di certo non ci si poteva annoiare. Un applauso meritatissimo va ai mitici BLUR che, un po’ per il ricordo di gioventù, un po’ perchè il bellissimo Damon è rimasto sempre un gran bel pezzo di figliolo, hanno fatto vibrare il cuore di buone vibrazioni e fatto scendere qualche lacrima. Inaspettatamente rapiti da Mika che ha saputo farci ballare come non mai e a cui dedichiamo il premio aggregazione visto che in 14 abbiamo saltato nemmeno fossimo a sentire i Blink 182 e per ultimo, senza nessuna vergogna, salutiamo il David Guetta che si è un tamarro, si è una marchetta, si è commerciale, ma sotto il suo palco ci siamo divertiti tantissimo e… diciamolo! In elenco, ma non per importanza baci alle chitarre rotte degli Empire of the sun, alle piacevoli note dei Mystery Jets, e ai salti balcanici di Emir Kustirika.
Budapest poi, è una città assolutamente da vedere, bella, viva e piena di spunti interessanti, merita almeno due giorni perchè sorprende come non mai!
With Love(rs)
